Gaudete in Domino Semper

Stemmi Episcopali

Mons. Giuseppe Vegezzi


Sono due le parole che definiscono lo stato d’animo del neo-eletto: dono e responsabilità. La nomina è un dono perché non è frutto di un merito personale. «Io, per tutta la mia vita, ho fatto solo il pastore, il parroco in mezzo alla gente. Mi piace dire che faccio parte del clero cosiddetto “badilante”, in tutte le destinazioni 
pastorali dove sono stato inviato, a Milano prima e poi a Rho, solo per citare le due ultime realtà nelle quali mi sono trovato a operare. Questo dono viene veramente dall’alto. Infatti, mi sono chiesto «Perché a me e non agli altri?», e mi sono risposto «Perché, probabilmente, il Signore mi vuole bene, non trovando altre motivazioni».
Inoltre elemento fondamentale per chi entra a far parte del corpo episcopale è un impegno ulteriore, una capacità di poter essere rappresentativo di Gesù buon pastore ancora di più rispetto alla vita da semplice parroco. Siccome siamo in un tempo di grandi cambiamenti e quindi di inevitabili novità, la missione che abbiamo di fronte chiede di essere assunta e vissuta con particolare intensità.
Lo stemma di mons. Vegezzi è ‘parlante’, cioè caratterizzato da simboli che rimandano ai suoi nomi di Battesimo, Giuseppe Natale. Infatti nel ‘capo’ dello scudo appare una stella cometa, simbolo palese del Natale, mentre nella campitura sottostante troviamo un ramo di gigli fioriti, il fiore che nell’iconografia della Chiesa accompagna sempre l’immagine di san Giuseppe.
La torre è qui simbolo mariano – la ‘turris eburnea’ delle litanie lauretane – ed è simbolo di protezione. Essa è in argento, simbolo della trasparenza, quindi della 
purezza della nostra Madre Celeste.
Anche il suo motto episcopale richiama il testo di Filippesi: un invito a essere sempre lieti, confidando nel Signore. la gioia che invade l’intimo dell’individuo e della comunità e investe pure l’esterno, connota le due dimensioni del vivere cristiano sia nei confronti di tutti gli uomini sia nel rapporto di fiducia davanti a Dio. 
Le relazioni con l’ambiente esterno devono essere caratterizzate dalla “bontà”, intesa come equilibrio e cortesia. Si tratta di quella bontà affabile che tutti possono sperimentare e riconoscere: “la vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini”. È la presenza di Cristo che garantisce e assicura una condizione di benessere per sé e per gli altri.
La vicinanza di Dio funge da deterrente contro ansie incontrollate. Chi nella sua vita agisce sempre alla luce di Cristo, non si lascia irretire da lacci che frenano il suo impegno o smorzano la sua serenità di fondo. Rientra inoltre nel cliché della parenesi cristiana l’invito ad affidarsi totalmente a Dio per superare le difficoltà e le preoccupazioni connesse con la vita di ogni giorno: con atteggiamento filiale si mantiene il filo diretto col Signore, in un dialogo di fede, di amore e nel sereno abbandono alla sua volontà. Ecco perché chi è capace di pregare e di ringraziare è sempre lieto nel Signore!
 

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